In questo articolo offro una panoramica il più possibile aggiornata sulle principali darknet attualmente utilizzabili, ovvero quelle applicazioni progettate per comunicare in modo riservato su Internet.
Mi concentrerò solo sui software che sono ancora attivamente sviluppati e che possono essere utilizzati nella pratica anche da utenti comuni, non necessariamente esperti di informatica. L’obiettivo non è quello di stilare una classifica tra tecnologie, algoritmi o interfacce, ma di illustrare le principali caratteristiche tecniche e le tendenze più promettenti di un settore in continua evoluzione.
Cos’è una darknet
Il termine darknet è diventato popolare nel 2001 grazie a un documento informale (circolava come darknet5.doc
) che fece molto discutere gli addetti ai lavori interessati a P2P e sistemi di DRM. Nel 2002, quel testo fu formalizzato durante l’ACM Workshop on Digital Rights Management, in un paper intitolato “The Darknet and the Future of Content Distribution”, firmato da Peter Biddle, Paul England, Marcus Peinado e Bryan Willman — tutti dipendenti Microsoft.
Il documento, più discorsivo che tecnico, sosteneva che i DRM (Digital Rights Management) avrebbero avuto efficacia limitata, e che l’evoluzione delle reti P2P avrebbe comunque consentito la diffusione di contenuti digitali — legale o meno. Ma soprattutto, introdusse in modo chiaro e duraturo il concetto di darknet.
Secondo quella definizione:
Una darknet è un insieme di reti e tecnologie usate per condividere contenuti digitali. Non è una rete fisicamente separata, ma un livello di protocollo e applicazione che opera su Internet.
Le darknet comprendono quindi anche i sistemi P2P anonimi: reti in cui l’informazione viene immessa, trasmessa e ricevuta solo attraverso i meccanismi interni del sistema, senza passare da Internet “normale”.
Il vero valore delle darknet, però, non è solo nello scambio di contenuti: il loro impatto più importante è la possibilità di creare comunità digitali autonome, separate dalle infrastrutture sempre più sorvegliate del web convenzionale. In un mondo dove la privacy online è sempre più compromessa, queste reti diventano strumenti cruciali per garantire libertà d’espressione e riservatezza.
Un mondo costruito sulle darknet?
Dal 2001 in poi, la situazione si è evoluta notevolmente. Sono arrivati sistemi DRM sempre più diffusi, e le grandi organizzazioni che tutelano i diritti digitali hanno intrapreso vere e proprie battaglie legali (e tecnologiche) contro le reti P2P, spesso mettendosi in conflitto con i loro stessi utenti.
Tutto questo ha spinto una crescita significativa nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie per l’anonimato forte, con particolare attenzione a reti decentralizzate che integrano crittografia avanzata e una progettazione orientata fin dall’inizio alla tutela della privacy.
Oggi questi sistemi rispecchiano la definizione di darknet proposta da Biddle & co., e rappresentano un settore ormai consolidato, riconosciuto e studiato anche a livello accademico.
Per approfondimenti, è utile la voce Anonymous P2P su Wikipedia.
Quali darknet sono ancora vive?
Tra la ventina di progetti noti, alcuni sono ormai inattivi o non più funzionanti. Per questa analisi ho selezionato tre dei più rilevanti, sulla base di criteri come:
- Attività e frequenza degli aggiornamenti
- Linguaggio di programmazione e compatibilità tra piattaforme
- Licenza open source
- Documentazione e supporto comunitario
- Esistenza di protocolli formali e datastore decentralizzati
- Capacità di segmentazione della rete
- API disponibili e integrazione con applicazioni esterne
- Base di utenti attivi (server/client)
- Traffico effettivo o quantità di contenuti condivisi
Le tre darknet selezionate sono:
- Hyphanet (ex Freenet): rete decentralizzata per la pubblicazione e consultazione anonima di contenuti.
- Tor (The Onion Router): rete per l’anonimato nella navigazione web e per la pubblicazione di servizi Onion.
- I2P (Invisible Internet Project): rete orientata alla comunicazione P2P cifrata e al trasporto anonimo dei dati.
Altri progetti interessanti — ma oggi meno attivi o controversi — che meritano comunque attenzione in futuri approfondimenti sono: GNUnet, ANTs e Mute.
Nei prossimi articoli analizzerò nel dettaglio il funzionamento, l’architettura e le possibilità offerte da ciascuno di questi tre sistemi principali.
Note di aggiornamento
Freenet è oggi conosciuto come Hyphanet: il progetto ha cambiato nome per ragioni legate all’immagine e al posizionamento nel contesto attuale. Le finalità restano le stesse, ma il nuovo nome riflette meglio la natura decentralizzata e modulare della rete.
Alcuni progetti P2P storici come ANTs o Mute non sono più attivamente mantenuti, ma restano interessanti dal punto di vista storico e progettuale.
L’attenzione si è oggi spostata anche su progetti come Nym, Lokinet, IPFS e ZeroNet, che potrebbero essere menzionati in una futura evoluzione di questo studio.